Con la gobba a levante,
quel profilo accecante,
mi dava noia e tormento
in quella sera d’inverno.
Tè con zucchero bianco,
rimedio a quel pianto.
Quindi: sciolgo la scelta
in uno sguardo di svelta.
Gela di sobrio terrore,
questo gelido cuore.
Tregua per qualche giorno.
Poi, un eterno ritorno.
Con la gobba a ponente,
quello strabismo evidente,
in faccia a questo ritratto,
io mi ritraggo turbato.
Vendetta, più silenzio.
Oggi: prendo assenzio
Con zucchero grezzo,
Mi bevo e disprezzo.
Erutta ebbro coraggio,
questo fegato marcio.
Poi, lava fin dentro.
Nel mentre, io penso.
L’amaro si fa dolce,
mi sussurra una voce,
guardala viso a viso,
ne scorgerai un sorriso.
Stilla l’ultima goccia,
con lei ogni angoscia.
Le rendo omaggio
bagnandomi il labbro.
Ora, dimmi: quale paura?
Quale paura dinanzi alla luna?
Da miopi si vede meglio,
scrissi al risveglio.
EM ©
questa è la mia preferita :p
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