giovedì 17 novembre 2011

Canzone Lunatica

Con la gobba a levante,
quel profilo accecante,
mi dava noia e tormento
in quella sera d’inverno.

Tè con zucchero bianco,
rimedio a quel pianto.
Quindi: sciolgo la scelta
in uno sguardo di svelta.

Gela di sobrio terrore,
questo gelido cuore.
Tregua per qualche giorno.
Poi, un eterno ritorno.

Con la gobba a ponente,
quello strabismo evidente,
in faccia a questo ritratto,
io mi ritraggo turbato.

Vendetta, più silenzio.
Oggi: prendo assenzio
Con zucchero grezzo,
Mi bevo e disprezzo.

Erutta ebbro coraggio,
questo fegato marcio.
Poi, lava fin dentro.
Nel mentre, io penso.

L’amaro si fa dolce,
mi sussurra una voce,
guardala viso a viso,
ne scorgerai un sorriso.

Stilla l’ultima goccia,
con lei ogni angoscia.
Le rendo omaggio
bagnandomi il labbro.

Ora, dimmi: quale paura?
Quale paura dinanzi alla luna?
Da miopi si vede meglio,
scrissi al risveglio.

EM ©