Pioveva merda a dirotto
in quel giorno d’Agosto.
Cercavo riparo e respiro
trovavo accidia e delirio.
Cercavo un viso fraterno
da contemplare in eterno
bevevo cicuta, un goccio
per sentirmi un fantoccio.
Un bamboccio tra i tanti,
chino, sospinto in avanti
e inetto a vedersi riflesso
a specchiarsi all'indietro.
Elemosinavo i miei cocci
spazzando i mille rimorsi
e pensando arte in astratto,
tutto questo m’era rimasto.
Annaspavo per la passione,
sotto a quest'acquazzone,
mi smarrivo nell'emozionedi sentirmi d’arte padrone.
Mi sentivo fiaco e Ciacco,
di vita goloso, ma dannato
a godermi in tutto silenzio
l’eterna potenza del Senso.
Fu con Òmbrios furibondo:
disfarsi in un vivo secondo
come ombre fatte di stucco
vidi tanta gente nel mucchio.
Mentre io, solo, vagabondo,
io, rispondevo a ogni colpo,
i miei pari e gli altri accattoni
vi svenivano senza emozioni.
EM ©