Caro lettore,
me ne ero dimenticato anch'io, onestamente, di avere un blog. Non l’avevo mai reso pubblico, diciamo, per diversi motivi: prima di tutto è probabile che non abbia granché da pubblicare, e poi, diciamocelo chiaramente, è sempre difficile condividere i propri deliri.
Tutto nacque nel Settembre del 2005, ben 6 anni or sono: fu li che realizzai quanto mi piacesse scrivere: al tempo già scrivevo, ma non avevo ancora capito perché lo facessi. Poi capii. Fu come un’illuminazione e avvenne davanti a un orrendo cappuccino all'aroma di cannella che sorseggiavo in compagnia di qualche amico: tra una chiacchiera e un'altra, mentre consumavamo lentamente e quasi silenziosamente il nostro pomeriggio, una domanda brutale e quasi improvvisa da parte di qualcuno fracassò quella quiete: “perché hai sempre un taccuino di viaggio con te?”. Silenzio: la domanda era rivolta a me. La mia risposta, con mia stessa sorpresa, non fu pensata, fu istintiva, per questo tremendamente sincera. Alla domanda “perché hai sempre un taccuino di viaggio con te?”, io risposi “perché mi piace scrivere: le parole rimangono scolpite nell'aria e segnano il nostro invecchiare: invecchiamo col racconto e con l'eco delle rime”. Poi, tra l’ironico e il faceto, aggiunsi: “ora scrivo un libro: lo chiamo rughe di vita”. E qualcuno cominciò a prendermi per il culo bonariamente per circa un mese. Al tempo scrivevo resoconti brevi e veloci delle mie esperienze di viaggio, abbozzavo ritratti fulminei di persone e personaggi che incontravo nella mia quotidianità. Da allora non è cambiato granché, ma mi sento pronto a condividere qualche frammento, e, soprattutto, qualche verso.
Pertanto, oggi, o meglio lunedì 7 Novembre 2011, ho deciso di acquistare il dominio http://www.rughedivita.it/ e condividere finalmente i miei - mediocri - deliri. Dopo 6 anni, 2 mesi e una manciata di giorni, il cerchio inizia a quadrare. Non so se farò mai un vero sito del mio farfugliare mentale, ma ora mi sento pronto a rendere pubblico perlomeno questo blog, ivi incluso il primo e unico post che vi misi, datato 14 Settembre 2010, un anno fa circa.
Ora, a te che mi stai leggendo (se mi stai ancora leggendo), non voglio tediarti con ulteriori parole a vuoto. Tuttavia almeno qualche altra delucidazione, caro lettore, te le devo:
Perché "rughe di vita"? Assonanze a parte, anche a distanza di anni, sono rimasto convinto e innamorato di quel nome (causa: testa dura ovviamente). Tuttavia, se dovessi giustificare con la ragione il mio istinto, direi che la ratio del nome è questa: personalmente, credo in un blog all'insegna del pezzo e della prospettiva, dell'angolazione e del frammento, o - per dirla in termini spazio-temporali - credo in un blog all'insegna del “carpe diem”, una raccolta il cui principale filo logico siano il dubbio, il sentimento e l'illogicità miste al surrealismo, quel senso non senso che caratterizza paradossalmente buona parte della nostra quotidianità. Siccome questo mondo usa toni verbali spesso troppo accesi, penso che sia giusto scrivere, penso che sia cosa buona e giusta arrangiare un collage di pezzi e pensieri e prosa e poesia. Con "rughe di vita" non cerco nulla di particolare: cerco, appunto, solo un collage di esperimenti-pseudo-letterari il cui unico filo logico sia, lo ribadisco una volta in più, il contraddittorio, “l'illogicità mista al surrealismo, quel senso non senso che caratterizza paradossalmente buona parte della nostra quotidianità”. Credo fermamente negli spezzati di parole e pensieri, perché la nostra società si evolve (o regredisce?) in primitiva profondità: e c'è bisogno di frammenti e di collage, di racconti e di rapsodi, per riconciliare il pubblico alla capacità di ascolto. Per questo, oggi, sono fermamente convinto che sia giusto spaccare il puzzle delle idee e condividerne i frammenti - sia quelli profondi sia quelli meno profondi, poi ricostruire il puzzle e dunque spaccarlo di nuovo e così via.
Dunque, e adesso chiudo davvero, “rughe di vita”: perché queste righe che mi appresto a condividere rispecchiano un po' la vita: bozze maldestre, frammenti incompiuti, voli pindarici, slanci di entusiasmo, espressioni e impressioni d'animo, etc... L’istante, l'attimo, il momento, il coccio, la briciola, lo spaccato, il pezzo di sentimento: sono tutte rughe della vita, invecchiamo portandoci dietro tutto questo, paradossalmente solo questo. La percezione dell'attimo e del frammento. Non voglio ingabbiare l'attimo: voglio solo ricordarmi vagamente e fieramente del sentimento che ne scaturisce.
EM ©
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